2022: Matteo Della Bordella

PREMIO MARCELLO MERONI

Dedicato a chi, in ambito montano, riesce a essere un esempio positivo


Matteo Della Bordella

Profilo del vincitore:

Dolomiti Open

È uno dei più geniali alpinisti della nuova generazione. Ha aperto diverse vie ritenute impossibili. Matteo Della Bordella è amante di un alpinismo essenziale e leggero, che mette a confronto l’alpinista con la montagna ad armi pari. È riservato, determinato e umile. Crede che le rinunce e i fallimenti permettano di diventare consapevoli dei propri limiti, e di assaporare ancora di più la vetta. Con uno spirito curioso e un atteggiamento positivo, cerca sempre di vivere al massimo, non solo quando scala montagne e pareti di roccia, ma anche durante le sue avventure in giro per il mondo, in luoghi remoti e poco esplorati, come l’Artico, la Patagonia o l’Himalaya. Forse è per la sua natura che è arrivato su vie che nessuno aveva mai battuto. Matteo Della Bordella nasce a Varese, il 4 luglio del 1984. La passione per l’alpinismo inizia a 12 anni quando comincia a muovere i primi passi in verticale sulle montagne di casa, in compagnia del padre Fabio, insegnante e istruttore del CAI, che se ne andrà in un tragico incidente in parete nel 2007. Dalle prime esperienza su roccia con gli amici del CAI imparerà a vivere la montagna con valori che lo accompagneranno durante tutte le sue avventure. Nel 2008 si laurea in Ingegneria Gestionale presso l’Università LIUC e fino al 2012 lavora presso la stessa università in un centro di ricerca sui sistemi informativi aziendali. Questo background gli permette, quando non è in giro per il mondo, di tenere conferenze motivazionali e workshop rivolti ad appassionati o aziende. Nel 2006, a 22 anni, entra nel gruppo dei Ragni di Lecco, e due anni dopo nel Club Alpino Accademico Italiano (CAAI). Per i primi sei anni si è dedicato soprattutto alle vie classiche di media difficoltà. Nel 2003 ha ripetuto varie vie classiche di VI grado sulle Alpi, tra cui la Philipp-Flamm sul monte Civetta, la Vinatzer-Messner in Marmolada, la Cassin sul Pizzo Badile e la Bonatti-Ghigo sul Grand Capucin. Il giorno del suo ventunesimo compleanno ha scalato la via del Pesce in Marmolada con suo papà, un’esperienza particolarmente significativa, che lo ha reso consapevole delle sue potenzialità come scalatore e alpinista. I suoi terreni preferiti sono presto diventati le pareti verticali di roccia dove la sfida è riuscire a salire con poco materiale e su difficoltà elevate. Un momento di particolare orgoglio nella sua vita è stato quando, dopo tre anni di tentativi e circa 150 giorni passati in Patagonia, è riuscito, con Luca Schiera, ad arrivare in cima alla Torre Egger, salendo dall’inviolata parete Ovest. Un’avventura che lo ha impegnato a fondo. Nel 2013 ha compiuto una nuova spedizione in Pakistan, aprendo, con Luca Schiera e Silvan Schupbach, una nuova via sulla Torre di Uli Biaho. Nel Febbraio del 2014 è tornato in Patagonia, con Luca Schiera e lo svizzero Silvan Schupbach, effettuando la prima combinazione dell’Aguja de la Silla, spigolo Est, con il Cerro Fitz Roy, via Californiana, concatenamento che è stato chiamato California sit start. Nel Gennaio 2016, insieme a David Bacci, riesce nella prima ripetizione, in due giorni, dell’impressionante via dei Ragni sulla parete Est del Fitz Roy. Nell’estate 2014 è partito, insieme agli Svizzeri Silvan Schupbach e Christian Ledergerber, per una spedizione in Groenlandia con i kayak. Dopo aver percorso più di 200 km di navigazione, i tre esploratori hanno coperto i restanti 25 km che li separavano dalla parete che volevano scalare a piedi e in tre giorni hanno superato per primi l’imponente parete Nord-Est dello Shark tooth, senza lasciare nessun tipo di materiale in parete. Trentadue giorni di avventura in completa autonomia. Nell’estate del 2016, con Luca Schiera, Matteo De Zaiacomo, e i belgi Nicolas Favresse e Sean Villanueva, Matteo della Bordella ha aperto una nuova via sulla parete di oltre 1.100 mt del Great Sail Peak, sull’Isola di Baffin, nel Mar Glaciale Artico, percorrendo 250 km con gli sci, in sette giorni, in autonomia, e tornando con il kayak, in otto giorni. Nel 2017, insieme a Matteo Bernasconi e David Bacci, ha superato l’inviolata parete est del Cerro Murallon, la più remota e isolata Muraglia della Patagonia, aprendo El Valor del Miedo, via di ghiaccio e misto, in un giorno e mezzo, in stile alpino e senza lasciare materiale in parete. Nel 2018, sempre con Luca Schiera, ha aperto una nuova via sul Cerro Pollone, nella medesima stagione con Silvan Schupbach sale una nuova linea sulla parete ovest della cime sud del Cerro Riso Patron. Nel 2019, con altri due Ragni di Lecco, Luca Schiera e Matteo De Zaiacomo, si è recato nell’Himalaya indiano con l’obiettivo, raggiunto, di salire l’inviolata parete Ovest del Bhagirathi IV: una storica prima salita, una via aperta nello straordinario tempo di 20 ore di arrampicata. Nell’estate Patagonia 2020, Della Bordella ha salito una nuova via sull’Aguja Stanhardt con Matteo Bernasconi e Matteo Pasquetto, con quest’ultimo ha anche aperto una nuova linea su El Mocho. Nel 2007 gli è stato conferito il Premio Casimiro Ferrari, rilasciato dalla Confartigianato al miglior giovane alpinista lombardo, il Premio Riccardo Cassin, vinto nel 2008 per la via Coelophysis aperta con Fabio Palma in Wendenstöcke e nel 2009 per la spedizione in Groenlandia, il Premio Paolo Consiglio, ricevuto nel 2014 per la salita alla Torre Egger e nel 2018 per la spedizione al Cerro Riso Patron, e il Premio Grignetta d’Oro nel 2015 come miglior alpinista italiano. Il 28 marzo 2018 è stato eletto Presidente dei Ragni di Lecco.

MOTIVAZIONI

Alpinista di fama mondiale, membro dei Ragni di Lecco dei quali è stato presidente, Accademico del CAAI, Matteo Della Bordella è uno dei maggiori rappresentanti della nuova generazione di elitari scalatori. Esponente dell’alpinismo esplorativo più radicale, guidato da uno spirito di avventura che lo accomuna ai grandi alpinisti del passato è capace di proiettarsi oltre la semplice impresa sportiva. La consapevolezza che l’alpinismo gli ha cambiato la vita e che la scalata sia un modo per scoprire se stessi sono i suoi capisaldi, come racconta nel suo libro “La via meno battuta”. Scalare con uno stile pulito ed in arrampicata libera le più grandi pareti del mondo è l’essenza del suo alpinismo, altrimenti detto “by fair means”, chiaramente riassunto in questa sua dichiarazione: “Vivo la natura così com’è, adattandomi a essa, senza lasciare traccia del mio passaggio”. La sua visione si riflette ed è riconoscibile in tutte le sue imprese e avventure in montagna, finanche nei progetti non prettamente alpinistici, come Climb&Clean, attualissima iniziativa dal carattere sociale e ambientale, condivisa con l’amico e compagno di scalate Massimo Faletti, per sensibilizzare i frequentatori delle falesie al rispetto ambientale ripulendo le zone adiacenti alle falesie stesse. Il Premio dedicato a Marcello Meroni vuole ora porre un nuovo prestigioso sigillo alla personalità di Matteo, aggiungendosi ai riconoscimenti che gli sono stati attribuiti sulla base della sua brillante attività e della sua visione etica dell’alpinismo.