2014: FRANCO MICHIELI – SEZIONE AMBIENTE

PREMIO MARCELLO MERONI

Dedicato a chi, in ambito montano, riesce a essere un esempio positivo


FRANCO MICHIELI

BIOGRAFIA

Franco MichieliFranco Michieli, nato a Milano nel 1962, la passione per la fatica l’ha dimostrata fin da bambino, nelle sue prime estati sotto le pareti classiche delle Dolomiti Bellunesi, e l’ha coltivata poi con pazienza nella dura pratica dell’atletica leggera (3000 siepi). Ma più che dalle linee logiche delle pareti verticali, Franco è sempre stato affascinato dalle linee ideali sulle carte geografiche. Sogni ad occhi bene aperti, che l’hanno portato a mettersi alla prova in grandi traversate, rigorosamente a piedi, delle maggiori catene montuose d’Europa: dalla traversata delle Alpi da Ventimiglia a Trieste, alla traversata della Corsica, dei Pirenei dal Mediterraneo all’Atlantico, dei Monti Tatra, per passare poi ai territori del grande Nord, in particolare in quella Penisola Scandinava che ha percorso in lungo e in largo, in tutte le stagioni e condizioni climatiche, fino a diventarne un profondo conoscitore.
Ha sviluppato negli anni il suo innato senso dell’orientamento, rinunciando progressivamente ad ogni strumento che la tecnologia andava producendo, fino ad arrivare alla sola lettura delle carte topografiche prima della partenza. Sempre lontano dai riflettori, non si è però risparmiato nel raccontare la sua visione dell’alpinismo e dell’avventura. Coerente con questa visione sono anche il suo impegno ambientalista con Mountain Wilderness e l’impegno sociale nell’Operazione Mato Grosso, dove ha potuto mettere a servizio la sua esperienza per contribuire a formare una prima generazione di Guide Andine native (Don Bosco 6000) a Marcarà, nella Cordillera Blanca del Perù, che oggi propongono in autonomia le loro terre alte ad un turismo internazionale attento all’ambiente.

MOTIVAZIONE DELLA CANDIDATURA

Franco ha fatto della montagna e del vivere con la montagna la sua ragione di vita: ha però sempre rifiutato le offerte di sponsorizzazione, anche per il finanziamento dei suoi viaggi, che potessero in qualche modo limitare o condizionare le esperienze che voleva vivere. È quindi, in effetti, un professionista della montagna, ma un professionista atipico, che ha investito le proprie risorse nelle esperienze, per poi raccontarle con i mezzi che aveva a disposizione (conferenze, fotografie, articoli, cinema, libri, guide…).
La sua naturale sensibilità nel muoversi in montagna o, più in generale, nella Natura, affinata in oltre trent’anni di viaggi avventurosi ed esperienze talvolta persino mistiche, unita alla sua voglia e capacità di comunicare, ne fanno una figura carismatica in un settore dell’Alpinismo lontano dalla ricerca della prestazione (difficoltà o velocità che sia) ma attento piuttosto al valore, anche umano, dell’esperienza, nella scia dei valori testimoniati da Walter Bonatti.
La sua ricerca e promozione di un “alpinismo naturale” non è frutto di un approccio ideologico al naturalismo, ma piuttosto della consapevolezza, dimostrata dalla propria esperienza e da quella di quanti lo hanno accompagnato in molte avventure, che l’uomo ha ancora dentro se la sensibilità e la capacità, quasi animale, per muoversi negli ambienti selvaggi lasciando “tracce lievi”, che permettano ad altri di percorrere gli stessi passi nelle stesse condizioni di naturalità. La sua partecipazione attiva, nel corso degli ultimi anni, alle esperienze di volontariato nell’ambito del Progetto “Mato Grosso” e, in particolare, allo sviluppo della Scuola di Andinismo Marcarà in Perù, gli ha permesso di coniugare la passione per la montagna con l’attenzione verso i popoli che la abitano e la vivono.