2018 – Candidato XI edizione: Comunità “Il Molino”

PREMIO MARCELLO MERONI

Dedicato a chi, in ambito montano, riesce a essere un esempio positivo


Comunità “Il Molino”

Profilo candidato:

La Comunità Il Molino è un servizio terapeutico residenziale che opera dal 1984 nel campo delle dipendenze patologiche.

Ospita fino a 21 pazienti, di età compresa tra i 18 e i 50 anni, con problematiche di dipendenza da sostanze, alcolismo e provenienti da esperienze carcerarie. Ha strutturato un percorso pedagogico e terapeutico diviso in quattro fasi: motivazionale-diagnostica, terapeutica, pre-reinserimento, reinserimento. Finora ha ospitato oltre 600 pazienti. Il tutto viene svolto in un vecchio Mulino -appositamente ristrutturato- alle porte di Milano, a Mairano di Noviglio.

Gli strumenti utilizzati: relazione tra ospiti ed educatori;  vita comune e gestione della quotidianità fatta di lavoro, responsabilità, incontri e attività educative o formative, gioco e sport; psicoterapia più volte alla settimana, di gruppo e singola, affiancata da percorsi psicodiagnostici, un protocollo di mindfulness, consulenza affettiva e l’utilizzo di strumenti trattamentali come l’EMDR.

Obiettivo principale è combattere la dipendenza da sostanze tramite il rinforzo della personalità e delle capacità relazionali del singolo e del gruppo, trattando traumi e sofferenze passate e creando le condizioni per una vita autonoma.

Tra le attività nel campo delle dipendenze patologiche (tossicodipendenza, alcolismo, gioco d’azzardo…)  è stato inserito un modulo specifico di “montagnaterapia” denominato “In su e in sé” :  il modulo permette di utilizzare al meglio le qualità dell’ambiente montano, per tradurle in risorse nei percorsi di crescita dei singoli pazienti. La proposta prevede l’alternanza tra escursioni, vette e arrampicate e momenti di riflessione, scrittura di diari personali e incontri di condivisione dei vissuti.

Negli ultimi due anni è stato sperimentato un nuovo modulo: “In su, in sè e INSIEME” che ha permesso di condividere la montagna in rete tra servizi dell’area dipendenze e delle disabilità fisiche e psichiche : si è innestato  così un circuito virtuoso di “auto aiuto”, in cui i ragazzi ex-tossicodipendenti hanno potuto sperimentarsi in un ruolo diverso: non più da “bisognosi”, ma da volontari-accompagnatori, spostando così l’attenzione sul bisogno dell’altro e sperimentando la genuinità e la gioia di vivere trasmessa dai disabili.

Questi ultimi, invece, hanno beneficiato di un clima relazionale nuovo, ampio, giovanile e divertente in luoghi e ambienti in cui non erano mai stati, mettendosi in gioco in percorsi a cui non avevano mai avuto accesso.