2017 – Candidato X edizione: Pier Giorgio Capitanio

PREMIO MARCELLO MERONI

Dedicato a chi, in ambito montano, riesce a essere un esempio positivo


Pier Giorgio Capitanio

BIOGRAFIA

Pier Giorgio CapitanioPier Giorgio Capitanio, nato a Vilminore di Scalve il 1 aprile 1956, ha sempre avuto un amore per la sua terra: la Val Di Scalve; tanto che alla passione per la fotografia, ha aggiunto quella per la botanica; dal 1995 al 1999 collabora con Manfredo Bendotti alla catalogazione delle specie arboree della Valle di Scalve.Con volontà ed impegno ha contribuito alla valorizzazione del territorio realizzando lungo la valle del Gleno un arboreto che da 10 anni rappresenta la salvaguardia delle specie vegetali autoctone e la conservazione della biodiversità. L’Arboreto alpino Gleno è un’area dove convivono piante con caratteristiche diverse ed è un luogo dove si promuove il recupero delle colture tradizionali delle aree montane. La struttura ha una sala attrezzata per didattica e seminari, una xiloteca con schede esplicative e pannelli espositivi sul disastro della diga del Gleno (1923) Pier Giorgio Capitanio ha allargato la sua conoscenza verso il recupero delle tradizioni sull’utilizzo del bosco per la produzione di carbone di legna, che fino al secolo scorso, era utilizzato nei forni fusori della valle ricostruendo un’aia carbonile e una carbonaia didattica. Oltre alla valorizzazione e protezione del territorio promuove anche visite guidate, laboratori didattici e work shop destinati a tutti e in particolare ai giovani, ospitando scolari e studenti.Negli anni 2015/16 l’arboreto, con la consulenza del Prof. Marco Pilotti, ha collaborato a uno studio sulla diga del Gleno promosso dalla Norconsult AB BGC di Stoccolma.Nell’agosto 2017 l’Associazione “Amici della Presolana” assegna a Capitanio la targa Ilex Scarpellini per l’impegno nella valorizzazione della montagna.

Motivazioni candidatura riassunto:

Per non disperdere la memoria storica di ciò che il bosco ha rappresentato per innumerevoli generazioni di montanari, Pier Giorgio Capitanio, fotografo di professione, ma da tempo convertito alla botanica e qualificato operatore di animazione didattica, ha dato vita, con grande passione e caparbietà, a un’esperienza più unica che rara: la realizzazione di un arboreto alpino interamente autofinanziato. In questo progetto si è avvalso della collaborazione di. Manfredo Bendotti.In uno spazio opportunamente destinato si sono raggruppate tutte le fanerofite e camefite presenti in Valle di Scalve. Un documentato e attrezzato centro di accoglienza per gruppi e scolaresche consente al visitatore di poter così apprezzare questi alberi e arbusti in tutti gli stati vegetativi.L’area verde di 6000 mq. Ospita, oltre ad alberi ed arbusti (circa un centinaio), alcune colture tradizionali e un’area carbonile dove nel 2014 realizza una carbonaia.

Motivazioni candidatura estesa:

TUTUS IN SILVIS: questo è il motto della Valle di Scalve ed esplicita il valore che aveva il bosco per gli scalvini nei secoli passati.Il bosco era la “ricchezza” della Valle di Scalve, le foreste scalvine davano legname da costruzione, legna da ardere e soprattutto il carbone per fondere il minerale (siderite) estratto dalle miniere locali.Per non disperdere la memoria storica di ciò che il bosco ha rappresentato per innumerevoli generazioni di montanari, Pier Giorgio Capitanio, fotografo di professione, ma da tempo convertito alla botanica e qualificato operatore di animazione didattica, ha dato vita, con grande passione e caparbietà, a un’esperienza più unica che rara, e non solo in Valle di Scalve: la realizzazione di un arboreto alpino interamente autofinanziato. In questo ambizioso progetto di dimostrare che il bosco può tornare ancora ad essere fonte di sviluppo economico-sociale si è avvalso della fattiva collaborazione del più grande esperto della Valle, il sig. Manfredo Bendotti. Situato a circa 500 metri da Vilminore, sulla strada per Bueggio, di fronte alla bastionata calcarea della Presolana, regina indiscussa delle Orobie, prende il nome dalla valle divenuta tristemente famosa per l’immane tragedia che la sconvolse, il 1 dicembre 1923, con il crollo della diga che provocò circa 400 vittime. L’Arboreto è stato inaugurato il 13 maggio 2007 alla presenza di molte autorità locali e di Giuseppe Falgheri presidente del FAB (Gruppo Flora Alpina Bergamasca) che ha apprezzato la validità del progetto ed assicurato la futura collaborazione.In uno spazio opportunamente destinato si sono raggruppate tutte le fanerofite e camefite presenti in Valle di Scalve. Un documentato centro di accoglienza consente al visitatore di poter così apprezzare questi alberi e arbusti in tutti gli stati vegetativi.L’area verde di 6000 mq. Ospita, oltre ad alberi ed arbusti (circa un centinaio), alcune colture locali come patate, lino e orzo, un’area carbonile (ajal) attrezzata per la produzione del carbone di legna (poiàt) dove nel 2014 realizza una carbonaia, un’area relax dove potersi ristorare ed ammirare il magnifico panorama.La struttura edificata di 140 mq., a corte, che ricorda le antiche abitazioni della zona, ospita una mostra dei legni con relativi campioni e schede tecniche, pannelli espositivi sulla diga del Gleno, un’esposizione di bonsai di specie locali e una sala adibita a conferenze e proiezioni per ospitare gruppi e scolaresche interessati a laboratori didattici.