2017 – Candidato X edizione: Associazione “Gli urogalli”

PREMIO MARCELLO MERONI

Dedicato a chi, in ambito montano, riesce a essere un esempio positivo


Associazione “Gli urogalli”

BIOGRAFIA

Associazione "Gli urogalli"L’associazione culturale “Gli urogalli” è composta da amiche e amici legati alla Val d’Ayas, in Valle d’Aosta, e in particolare a Estoul, perché qui sono nate e cresciute o perché hanno scelto di abitare, lavorare o passare le vacanze in questo villaggio, eleggendolo a luogo dell’anima. Proteggere e condividere lo spirito montanaro che in questa valle sopravvive è lo scopo dell’associazione, nella convinzione che esista un modo di vivere la montagna diverso da quello del turismo di massa e che sia il suo vero futuro, perché rispettoso e fecondo, mirato a comprenderla e popolarla. Le attività proposte dall’Associazione nascono da uno studio sulla montagna come luogo in cui sperimentare uno sviluppo sostenibile, alternativa possibile e necessaria alla logica del mero profitto e dello sfruttamento del territorio.

Motivazioni candidatura riassunto:

“Il richiamo della foresta” ha visto quest’anno la sua prima edizione. Un festival a 1.900 metri d’altezza, a Estoul, in valle d’Aosta, per raccontare i diversi modi di vivere la montagna e il desiderio di comprenderla e popolarla, attraverso la letteratura, l’arte, la musica e tavole rotonde di confronto su temi specifici: i nuovi montanari e il rapporto tra le donne e la montagna. “Il richiamo della foresta” è stata una festa per chi vive nella valle e per chi è venuto da fuori, ma non solo. È una tappa fondamentale di un percorso, incominciato nei giorni del Festival ma che vogliamo continuare e alimentare con nuovi progetti, per riscoprire una montagna autentica, lontana dagli stereotipi, popolata di donne e uomini che vogliono proteggerla, percorrerla e viverla.

Motivazioni candidatura estesa:

L’associazione culturale “Gli urogalli” è nata a febbraio di quest’anno, il 2017, dall’incontro di amiche e amici residenti in Valle d’Aosta, a Torino e a Milano. È nata per un’urgenza che sentivamo da molto tempo e che sentiamo tutt’ora. Un’urgenza di restituzione, se non di gratitudine, nei confronti di una valle che ci ha dato tanto, con i suoi sentieri ripidi, i suoi angoli ancora selvaggi (sempre meno numerosi), i suoi torrenti e le sue cime. E nei confronti di una comunità riservata e spigolosa, ma anche viva e generosa, quella che popola gli alpeggi, che vive in montagna anche nelle stagioni lontane dal turismo dello sci o del ferragosto, che ci ha portato, negli anni, a conoscere la vita in alta quota, la solitudine della neve, l’allegria di un bicchiere bevuto insieme.“Il richiamo della foresta” è un’impresa che ha il suo cuore pulsante proprio nel villaggio di Estoul, nei suoi boschi, nella sua gente: a febbraio dell’anno scorso abbiamo intrapreso un percorso di progettazione e di lavoro comune, non senza ostacoli, mai facile ma sempre stimolante e aperto al futuro. Ne è nata la prima edizione di un festival che ha portato tra i larici cittadini e valligiani che sono saliti sul palco per raccontare la loro idea di montagna di oggi e del futuro, per confrontarsi e fare domande, animare la radura con parole, suoni e colori inediti. Sul palco si sono alternate donne e uomini che scrivono, arrampicano, studiano la terre alte, persone che hanno raccontato il loro ritorno alla montagna e aperto nuovi orizzonti. Abbiamo intitolato questo festival “Il richiamo della foresta” per due ragioni: innanzitutto, per raccontare il richiamo che questi luoghi esercitano su di noi, sia che ci siamo nati sia che li abitiamo in alcuni periodi dell’anno; in secondo luogo, perché ci auguravamo che lo stesso richiamo arrivasse alla pianura, al pubblico che è arrivato al festival, che ha vissuto con noi nella foresta per tre giorni e che, alla sua partenza, ha lasciato un’eco di arrivederci, di idee che vogliamo approfondire durante l’anno, di progetti da realizzare. E, al suolo – e questa è stata una bella sorpresa, un regalo e un segnale di buon auspicio – neanche un segno del passaggio dell’uomo: dopo il festival, la radura e il bosco sono tornati agli animali selvatici e al silenzio, noi alle nostre case di città o di montagna, carichi di nuovo entusiasmo e idee per la prossima edizione.