2015: IVO FERRARI – SEZIONE ALPINISMO

PREMIO MARCELLO MERONI

Dedicato a chi, in ambito montano, riesce a essere un esempio positivo


IVO FERRARI

BIOGRAFIA

Ivo FerrariE’ nato a Treviglio nel 1968. Accademico del CAI, si definisce “idraulico di professione ed alpinista per diletto”. Ha al suo attivo un notevole numero di prime salite e prime ripetizioni su roccia e su ghiaccio. La sua attività privilegia spesso grandi pareti poco conosciute, lontane e isolate. È stato infatti uno dei più assidui frequentatori della Valle di San Lucano, valle silenziosa e selvaggia tanto quanto gli alpinisti che in essa si avventurano.

Memorabili sono alcune sue salite solitarie, non solo nella “Valle dei Sogni”, ma anche in giro per le Alpi; ascensioni affrontate con la serietà e l’anticonformismo di un autentico spirito libero. Invernali, solitarie, prime ripetizioni (tra cui la Via dei Bellunesi dello Spiz di Lagunaz), spedizioni (nomina anche la spedizione al Rakaposchi organizzata da Alberto Peruffo), le montagne lecchesi, le Alpi, le Dolomiti. Tante le sue scalate: Agner, Torre Armena, Spiz di Lagunaz, Quarta Pala, Terza Pala, Spiz d’Agner, Campanile della Besàuzega, sulle tracce lasciate da molti grandi. Un fascino particolare esercita su di lui anche l’alpinismo invernale, oltre che quello solitario, entrambe discipline nelle quali è oggi conosciuto come uno degli alpinisti italiani più prolifici. Per il suo alpinismo ha ricevuto il Premio Pelmo d’Oro e il Premio Marco Dalla Longa. Appassionato di montagna in tutti i suoi aspetti, coltiva una profonda passione per la letteratura di montagna e la storia dell’alpinismo. Da qualche tempo dedica parte del suo tempo anche alla cura del seguitissimo blog “All’ombra delle Grandi Pareti” (ivoferrari.blogspot.it), dove raccoglie racconti di salite, riflessioni su personaggi e scritti dei temi a lui più cari riguardanti il mondo della montagna.

MOTIVAZIONE DELLA CANDIDATURA

Alpinista bergamasco di chiara fama, pratica con discrezione un alpinismo di ricerca nelle nostre montagne. Sulla montagna dice che per lui <<non esiste bello o brutto, buono o friabile, ma è tutto bello, perché puoi andare e quello è ciò che conta, quella libertà che ti senti dentro. Sì, sul friabile ti devi fare leggero, ma è bello, così sul ghiaccio, su qualsiasi terreno. Quando hai voglia e vuoi andare e ti muovi a piacimento in libertà: quello è bello, è la passione che ti senti esplodere dentro>>. Ha un grande rispetto, tacito e osservato, verso i tentativi di scalata che provano altri alpinisti. Se c’è qualcuno che ha individuato un problema e sta tentando di realizzarlo, deve provare lui per primo, poi se non ce la dovesse fare e quindi rinunciare, solo allora si può provare, ma non prima che sarebbe un brutto gesto. Di problemi alpinistici da risolvere ce ne sono ancora tanti, ma sono zone veramente selvagge e spesso rischi di più sugli avvicinamenti, sugli zoccoli erbosi e marci piuttosto che sulle pareti dove la roccia è eccezionale. Ama  profondamente la montagna a 360°: non solo viverla attraverso le salite ma anche dal punto di vista culturale in termini di storia dell’alpinismo come anche la letteratura di montagna. Scrive attivamente  racconti di salite, riflessioni su personaggi e scritti dei temi a lui più cari riguardanti il mondo della montagna.