2013: documento conclusivo VI edizione

PREMIO MARCELLO MERONI

Dedicato a chi, in ambito montano, riesce a essere un esempio positivo


2013 – VI edizione del Premio Marcello Meroni

2013 premiazione vincitori Premio Marcello Meroni

In una città come Milano in cui batte per tradizione il cuore forte del volontariato, la sesta edizione del premio dedicato a Marcello Meroni si è annunciata anche nel 2013 come un test importante.

E’ un premio che sempre più sta prendendo piede, il Meroni, e non potrebbe essere diversamente: è organizzato dalla Società Escursionisti Milanesi, storica sezione milanese del Club Alpino Italiano, ed è dedicato a individui o gruppi di persone che si siano distinti per l’aver portato a termine iniziative di volontariato in montagna e per la montagna.

Così la sera del 29 novembre l’accogliente teatro del Centro Rosetum in via Pisanello si è rapidamente riempito, circa 250 persone hanno preso posto per assistere ad un appuntamento così amato ed atteso.

Sul palcoscenico, con la puntuale conduzione di Giacomo Galli, sono sfilati via via i sette candidati, ognuno con i suoi fedelissimi schierati in platea e prodighi di applausi.

Su tutti hanno prevalso Laura e Giorgio Aliprandi, milanesi, considerati gli studiosi più avanzati in campo mondiale nell’ambito della cartografia storica alpina.

Laura e Giorgio sono saliti sul palco un po’ commossi perché è la prima volta che Milano, la loro città, li premia dopo tanti riconoscimenti ottenuti anche oltre frontiera.

Entrambi soci del Club Alpino Italiano, normalmente impegnati nelle rispettive professioni di medico e farmacista, il loro impegno e la corretta metodologia di studio li hanno portati a raggiungere un alto grado di vera ricerca scientifica a livello accademico.
“Ritengo che anche il loro collezionismo mirato non solo al puro possesso, bensì al suo utilizzo a fini culturali sia un loro titolo di merito e un significativo esempio da imitare”, è l’opinione di Angelo Recalcati, a sua volta storico e collezionista, che ha avuto il privilegio di presentarli al pubblico del Rosetum.

“Persone normali-speciali come era Marcello, come sono tutte quelle che abbiamo conosciuto in questi anni grazie al premio”, ha definito gli Aliprandi la presidentessa della Società Escursionisti Milanesi Laura Posani, salita sul palco dopo il saluto di Massimo Pantani, direttore della Scuola Silvio Saglio che ha illustrato lo spirito del premio.

Laura Posani ha ringraziato per i contributi offerti il Crusm dell’Università degli Studi di Milano, in particolare il suo presidente Sergio Longo e Clarita Biagini, componente del direttivo CRUSM nonché collega affezionata di Marcello con cui ha condiviso tanti momenti, per il loro impegno non solo volto ad assicurare un contributo economico e sostegno materiale all’iniziativa ma anche e soprattutto per il coinvolgimento affettivo mostrato negli anni che ha spinto il CRUSM a farsi portavoce attivo di questo premio.

Laura Posani ha inoltre ringraziato il Consiglio di Zona 1 nella persona del suo presidente Fabio Arrigoni, presente in sala, per il contributo economico assegnato al Premio Marcello Meroni e per il loro appoggio costante alle iniziative della SEM, soprattutto quelle culturali.
Un ringraziamento è poi andato al Consiglio di Zona 7 ed al presidente della Commissione Sport, Lorenzo Zacchetti, presente in sala, nonché alla Provincia di Milano per i patrocini concessi.

Va ribadito, a ricordo e testimonianza delle passioni e degli interessi di Marcello Meroni, indimenticabile istruttore di alpinismo della SEM al quale è dedicato il premio, che sono state ancora una volta oggetto di valutazione le iniziative compiute in uno o più dei seguenti ambiti: scientifico, culturale, didattico o educativo.

Le iniziative proposte dovevano essere caratterizzate da originalità, valenza sociale, solidarietà o valorizzazione ambientale. Un bagaglio di tutto rispetto per gente normale ma non troppo, quali sono i candidati del Meroni che dalla prima edizione nel 2008 a oggi hanno abbondantemente superato il ragguardevole numero di quaranta.
Ancora una volta è spettato alla scuola “Silvio Saglio” della SEM promuovere il premio con il consenso e il sostegno della famiglia di Marcello Meroni, con il contributo della Scuola Regionale Lombarda di Alpinismo e del CRUSM dell’Università Statale di Milano e con il contributo del Comune di Milano Consiglio di zona 1.

Fino al 6 ottobre le candidature si sono affollate sul desk di Nicla Diomede, che in memoria dell’amato Marcello si è fatta alacre e discreta portavoce del premio.

I riconoscimenti consistevano in opere di due prestigiosi artisti che ben rappresentano il legame con il mondo della montagna, quadri di grande suggestione disegnati da Gianluigi Rocca e Ivano Zanetti.

Quello consegnato ai vincitori era realizzato da Rocca, professore di disegno all’Accademia di Brera, protagonista del film “Il guardiano dei segni” (premiato al 50° Filmfestival della montagna di Trento), già autore del manifesto del sessantesimo Filmfestival di Trento.

L’altro artista, Ivano Zanetti, alpinista, fotografo e artista visivo, rappresenta invece una delle più importanti espressioni storiche della rivoluzione dell’arrampicata degli anni ’80, conosciuta anche come il Nuovo Mattino ed è stato un significativo apritore di vie su roccia.

Come si può immaginare, anche nella sesta edizione la giuria (Massimo Pantani direttore della Scuola “Silvio Saglio”; Tiziano Bresciani direttore della Scuola Regionale Lombarda; Laura Posani presidente della SEM; Dolores De Felice responsabile della Commissione culturale scientifica della SEM; Roberto Serafin giornalista ed esperto di storia dell’alpinismo; Alessandro Gogna alpinista e divulgatore di fama internazionale; Antonio Colombo e Giacomo Galli rappresentanti del comitato fondatore del Premio; Nicla Diomede consigliere SEM e Franco Meroni (padre di Marcello) è stata chiamata a esprimere una graduatoria di per sè inammissibile per tanti benemeriti ugualmente meritevoli.

Come già detto i vincitori sono stati i coniugi Laura e Giorgio Aliprandi da decenni studiosi “amatoriali” di cartografia di montagna.

Tuttavia la figura di un’altra finalista, Cristina Rovelli, non può che emergere in questa sesta edizione, grazie a una menzione speciale.

“Tra le candidature di tante persone di riconosciuta nobiltà d’animo”, era spiegato nella motivazione, “emerge quest’anno quella relativa a una donna coraggiosa, la milanese Cristina Rovelli. Come hanno riferito le cronache, il suo lavoro di guardiacaccia in lotta con il bracconaggio è stato turbato da numerosi tentativi d’intimidazione che nulla hanno potuto per neutralizzare la sua opera. Una vicenda deplorevole e non ancora del tutto conclusa. Nel ritenere inammissibili questi comportamenti che gettano una cattiva luce sulle nostre vallate, la giuria ribadisce il più vivo apprezzamento alla Rovelli per l’instancabile opera in difesa della natura nel presupposto che in montagna il ruolo della donna è, fin dalla notte dei tempi, fondamentale nel proteggere gli ecosistemi e nell’assistenza delle comunità”.
Nella sua testimonianza Cristina ha ripercorso la sua storia, tra conquiste e sconfitte, continuando ancora oggi a considerare la montagna “il suo ufficio”, il cambio delle stagioni “il suo arredamento”, la voce degli animali “il suo computer” e il silenzio della natura “il suo più caro collega”. La natura è sempre stata la sua maestra di vita, la sua forza per superare i giorni più difficili, la sua guida ogni qualvolta si è sentita smarrita. La disperazione letta negli occhi di un animale selvatico finito in una trappola l’hanno guidata durante il suo tormentato percorso, fatto di forza e coraggio ma anche di sconforto e paura.
Il suo intervento davanti a un’attentissima e commossa platea, coronato da belle immagini di natura del territorio di Lecco, dove Cristina vive e lavora, è terminato con una poesia che la Rovelli scrisse quando aveva 14 anni e che mette in evidenza come, nonostante tutto, lei creda ancora nei suoi grandi ideali.

Tra i finalisti ha fatto breccia nel cuore dei convenuti al Rosetum che gli hanno riconosciuto il Premio del Pubblico anche Simone Salvagnin che, nonostante il suo handicap di ipovedente, ha continuato a vivere la montagna praticando gli sport più estremi, vincendo il premio del pubblico.

“La fatica”, ha spiegato dopo essere stato presentato da Oliviero Bellinzani, prodigioso alpinista che un incidente ha privato di una gamba, “ti costringe a liberare la mente: è per me fondamentale quindi avere una continua attività fisica per non lasciar assopire gli altri sensi. Sotto sforzo i miei pensieri mi appaiono più limpidi e riesco a concentrarmi molto meglio, è una sorta di meditazione che mi aiuta a prendere più coscienza di me stesso nello spazio fino a riuscire a dimenticare completamente il mio limite”.

Ma consensi in parti uguali sono andati anche agli altri candidati chiamati via via sul palco da Giacomo Galli: gli insegnanti Fulvio Fabbroni e Luciano Bagoli che hanno portato la montagna nelle aule di un liceo milanese; gli amici del Madagascar del CAI Luino che hanno affrontato in bici chilometri e chilometri di strade sterrate per portare una vibrante testimonianza di solidarietà; il “druido del Cistella” Graziano Biancossi, presentato da Giulio Frangioni, che da una vita si prodiga per la valorizzazione della Valle Antigorio; il giovane Carlo Pozzoni innamorato della Valsesia di cui è infaticabile ambasciatore sul web.

Curiosamente, spiccava tra il pubblico una delegazione della Valle Antigorio (VCO) scesa a Milano per offrire un affettuoso sostegno a Biancossi e che comprendeva il presidente del Parco Veglia Devero Graziano Uttini, il vice sindaco di Crodo Andrea Angelini, il vice sindaco di Baceno Noretta Diego, il funzionario della Comunità Montana Ossola Maria Grazia Locatelli, il segretario FISI VCO Gualtiero Guenza, il vice presidente FIDAL VCO Luigi Spadone.

E’ toccato infine al vicepresidente generale del CAI Vincenzo Torti tracciare un positivo bilancio di questa sesta edizione del “Meroni” trovando, come è sua consuetudine, parole compiute, chiare e perfette per ben riassumere quanto scaturisce dall’entusiasmo e dal lavoro di molte persone che hanno come unico obiettivo quello di dare valore ai valori.

Ma non si possono concludere queste note di cronaca senza ricordare le varie personalità che figurano nell’albo d’oro del Premio Meroni e che si sono prodigate con discrezione e dedizione per la montagna.

Un omaggio a questi amici era stato previsto nel cerimoniale della lieta serata, ma è slittato troppo in là nel tempo ed è stato giocoforza rimandarlo alla prossima edizione.

Ecco dunque nel 2008 la guida naturalistica Sergio Giovannoni, operatore presso l’Osservatorio astronomico della Valle d’Aosta; nel 2009 Vittorio Bedogni, presidente della Scuola “Guido della Torre” del CAI Legnano e rappresentante italiano nella Safety Commission della UIAA; nel 2010 Umberto Pellegrini per le meritorie iniziative di carattere scientifico, culturale e didattico in ambito alpinistico; nel 2011 Marcella Fumagalli, comasca doc che ha scelto di vivere nella Val Codera – la valle senza strada – dove ha gestito per anni una tipica locanda, vi ha cresciuto tre figli e ha dato vita a numerose iniziative. Nel 2012 il premio è stato assegnato a Riccardo Scotti, giovane coordinatore scientifico del Servizio Glaciologico Lombardo e glaciologo al Dipartimento di Scienze Geologiche e Geotecnologiche dell’Università degli Studi di Milano – Bicocca.

Il cammino di questi amici prosegue ed è in costante salita, e anche per questo li accompagni l’augurio più sincero della SEM.

 

Il bando di concorso 2013