2010: il resoconto della serata di premiazione

PREMIO MARCELLO MERONI

Dedicato a chi, in ambito montano, riesce a essere un esempio positivo


Resoconto della serata conclusiva di premiazione

Eccoci ancora una volta ritrovati nella grande e bella sala del Rosetum (centro…..gestito da frate Stefano…), a ricordare Marcello e a scoprire altre belle persone, da festeggiare premiare.
Anche quest’anno Giacomo Galli, INA e Direttore per 9 anni della Scuola di alpinismo e scialpinismo “Silvio Saglio” della SEM, si è prestato al ruolo di “anchorman” per gestire la serata e accogliere i premiati.
Proprio un Giacomo un po’ timido e impacciato “rompe il ghiaccio” aprendo la serata, dando subito la parola a frate Stefano che, dopo i tradizionali saluti esprime la propria gioia per la presenza di tanti appassionati della montagna, anche perché lui non riesce più a frequentarla come vorrebbe. Rinnova, anzi, la propria disponibilità ad ospitare anche in futuro il premio SEM al Rosetum e ad accogliere ancora tutti gli appassionati della montagna.
Fa inoltre presente che in quei giorni saranno in programmazione due film provenienti dall’ormai notissimo “Trento filmfestival”.
Con un ringraziamento conclusivo e un invito a tornare, Fra Stefano ripassa la parola a Giacomo, che presenta poi Ugo Gianazza, vice presidente della SEM, per un saluto introduttivo.
Ugo porta i saluti di Roberto Crespi, presidente della SEM, che in quel momento si trova a Dubai per lavoro e si rammarica di non poter per questo essere presente.
Dalle parole di Ugo emerge che la serata è una bella occasione per dare avvio alle celebrazioni del 120° anno di attività della SEM, che si terranno nel 2011 e ringrazia anche il CRUSM, circolo ricreativo dell’Università degli Studi di Milano, per il contributo “generoso e sostanziale” alla realizzazione della serata.
Con un ringraziamento a tutti i partecipanti, Ugo si congeda.
Prima di presentare l’altro vice presidente della SEM, Laura Posani, Giacomo si scusa per l’inconveniente occorso a causa di un disguido, che ha portato alla pubblicazione “prematura” su Lo Scarpone del nome del vincitore, abbinato ad una data sbagliata della serata di assegnazione.
Laura prende quindi la parola presentando il Premio e spiegandone lo spirito iniziando da Marcello, la sua vita e come è nata l’idea di ricordarlo con la creazione del Premio. La cosa più importante ora però è che esso proseguirà nel suo cammino in modo autonomo, indipendentemente da chi sarà dell’organizzazione: la ricerca di persone nel ricordo di Marcello e delle sue doti più belle, continuerà senza soste.
Con un accenno ai candidati e alle loro storie, sottolineando che in questo Premio un reale “vincitore” non c’è, ma tutti in qualche modo debbono essere considerati “vincenti”, continua l’intervento di Laura. Questo perché tutti quanti sono persone semplici, che nella loro quotidianità trasferiscono agli altri i propri valori di cultura e conoscenza, nel desiderio di farli star bene con le stesse cose che fanno star bene loro, senza obiettivi secondari.
Valori universali e “trasversali”, ancora attuali anche se ci troviamo in un periodo difficile , in cui sembra che i valori non esistano.
Ma, come sottolinea Laura, la sola cultura non è sufficiente: l’“identikit” di un candidato al Premio Meroni implica che questa deve essere abbinata (ed arricchita) a caratteristiche di grande umanità, dote che in Marcello era presente in ampia misura.
E’ la volta poi di Antonio Colombo, direttore della Scuola Regionale Lombarda di Alpinismo, che fa notare come il tempo ci porti a dimenticare le cose meno importanti, mentre quelle che veramente lo sono ci restano impresse nella memoria.
Per meglio illustrare il concetto, fa seguire un breve, toccante racconto che riguarda la vita di Marcello.
Antonio narra che Marcello tempo fa, all’approssimarsi del suo momento più estremo, ha voluto comunque avvisare –scusandosi- i compagni che non sarebbe potuto essere presente perché non si sentiva molto bene..
Questo, secondo Antonio, è l’uomo che il tempo non potrà cancellare mai…
Le emozioni che, già al momento dell’introduzione, circolavano in modo quasi “palpabile” fra i presenti, hanno creato una bella cornice al “quadro” ancor più bello ed emozionante che si delineerà di lì’ a breve, con la presentazione dei Premiati.
Sempre con la accorta ed equilibrata “regia” di Giacomo, inizia quindi la fase davvero “calda” (anche in termini di emozioni) della serata.
Apre le presentazioni Flaminio Benetti, ex componente del Consiglio Centrale CAI, che presenta Enrico Benedetti, detto “Beno”, originario di Sondrio lasciandogli subito la parola.
Enrico descrive il suo modo di andare in montagna senza mai dimenticare l’ambiente in cui si muove (ha fondato una rivista, “Le Montagne divertenti”, in cui viene descritta una frequentazione dell’ambiente montano del tutto particolare, e opera in una Sezione CAI di Sondrio tentando di trasmettere ai giovani il suo entusiasmo, che non ha limiti di età né di capacità tecniche.
Enrico sottolinea anche l’importanza dei valori positivi da trasmettere agli altri, per la propria soddisfazione di vedere migliorare il mondo sotto determinati aspetti.
La montagna è amore, libertà, e per andarci non servono tessere di Associazioni, dice.
Sembra proprio che abbia colto nel segno…
Un paio di filmati davvero ben congegnati e realizzati seguono le parole di Enrico, a conferma ed evidenza di quanto da lui raccontato al pubblico su di sé.
E’ quindi la volta di Enrico Volpe, presentato da Renato Bana, Presidente della F.A.L.C – sottosezione del CAI Milano, il quale legge la motivazione alla candidatura.
Enrico Volpe, istruttore I.N.S.A. ed attualmente Direttore della Scuola della F.A.L.C., ringrazia tutti e si complimenta subito per i bei filmati del suo predecessore, poi mostra le sue attività con l’ausilio di un bel “power point”, in cui si parla della giornata sulla sicurezza organizzata dalla sua Sezione, la FALC.
La storia di questa utilissima iniziativa nasce in seguito ad un incidente avvenuto nel 2003, durante il quale alcuni Soci FALC perdono la vita: dopo tale terribile accadimento, alcuni soci della FALC hanno pensato che sarebbe stato opportuno fare qualcosa in più per promuovere la sicurezza in montagna. In seguito l’iniziativa ha assunto sempre più importanza fino a quando, nell’anno in cui si è tenuta ai Piani di Bobbio, è passata dall’ambito regionale a quello nazionale, con diverse “stazioni” di didattica e prove tecniche in tutta Italia.
Attualmente, anche grazie all’ausilio proveniente da svariate soggetti (Commissione Scuole Regionali Lombarde del CAI, Soccorso Alpino e Speologico Lombardo, FALC) che si coordinano e collaborano, la manifestazione le cui attività si sono consolidate nel tempo, si può dire pienamente riuscita e di grande successo.
Enrico ha poi mostrato ai presenti e commentato alcune foto tratte da vari momenti dell’iniziativa.
Complimenti, Enrico!
Un divertente Lorenzo Dotti, consigliere SEM e responsabile della commissione gite sociali, ha poi presentato un timido, ma celato dietro un aspetto “burbero”, dato anche dalla sua lunga barba scura, Giancarlo “Bianco” Lenatti, guida alpina, maestro di sci, volontario del soccorso alpino e gestore della capanna “Marco e Rosa De Marchi” sita a 3610 m.s.l.m. alla Forcola di Crest’Aguzza in Valmalenco.
La presentazione è stata preceduta dalla visione di un video mozzafiato riguardante alcune discese “estreme” dal Monte Disgrazia realizzate da Giancarlo anni fa, che ha subito catturato l’attenzione del pubblico e dato subito a tutti un’idea alquanto precisa del “calibro” del personaggio. A circa metà del filmato, l’audio è stato spento e Lorenzo ha presentato Giancarlo, detto “Bianco” (nonostante la barba e i capelli neri, come simpaticamente ha fatto notare Lorenzo), che però era sul palco non tanto per le sue imprese alpinistiche, ma per qualcosa di molto più “forte” dal punto di vista emotivo. Il breve racconto di Lorenzo ci ha presentato un uomo ferito in modo profondo nei suoi affetti più cari: a 13 anni quasi compiuti, il figlio di Giancarlo, il cui vero nome era proprio Bianco, se n’è andato a causa di una rara forma di tumore.
Ha preso poi la parola (e qui le emozioni correvano fra il pubblico come una scossa elettrica) Giancarlo, per raccontare direttamente (con momenti di grande commozione) la sua storia, una storia di dolore, disperazione ma anche di forza, caparbietà e dolcezza, una storia di amore grandissimo per il figlio ma anche una storia di altruismo e sensibilità verso le sofferenze degli altri.
Girando gli ospedali per curare Bianco, Giancarlo ha conosciuto tanti altri genitori che come lui e sua moglie si stavano battendo strenuamente per poter tornare ad avere con sé i propri figlioli, e quando Bianco è “partito”, nonostante lo straziante dolore che lo affliggeva ha avuto la forza ed il desiderio di aiutare chi come lui ha conosciuto tanti momenti di sofferenza e sconforto.
Per questo, ha realizzato una fondazione (il cui nome è “Per Bianco, e altri come lui…”) il cui scopo è quello di aiutare e sostenere le famiglie dei bambini affetti da malattie rare.
Questo, il vero motivo della candidatura di Giancarlo da parte di Lorenzo Dotti.
Chi lo avrebbe detto, che dietro quella barba scura e quello sguardo serio si celassero un cuore ed uno spirito tanto delicati….? Grazie, Giancarlo!
Al momento di parlare, il successivo “proponente” Max Pantani (INA e direttore “entrante” della Scuola Silvio Saglio della SEM) ha mostrato di essere piuttosto in difficoltà…prendere la parola dopo un racconto come quello di Giancarlo è difficile, ha detto Max.
Ma il ricordo di Marcello lo ha aiutato ad esprimere ai partecipanti i motivi della sua scelta, caduta su Umberto Pellegrini (meteorologo e divulgatore scientifico, Istruttore Nazionale di Arrampicata Libera per diversi anni presso la SEM, la Scuola Regionale Lombarda di Alpinismo e la Scuola Nazionale di Alpinismo e Scialpinismo), suo amico e “compagno di cordata” da lungo tempo.
Max parla di Umberto come di una persona che ha “incrociato la sua vita e lasciato un segno”, esattamente come a suo tempo ha fatto Marcello.
“Marcello e Umberto si assomigliano…”, dice Max.
E nel dire questo ricorda anche momenti in cui, in situazione di difficoltà e fatica in montagna, quando capitava di tornare tardi e altri erano già al caldo in rifugio a rifocillarsi, se una lucina (la lampada frontale) ti veniva incontro sul tuo cammino, magari portando con sé del the caldo, quella non poteva che appartenere a Marcello…o ad Umberto.
Nel dire questo, a Max vengono gli occhi lucidi…
Umberto attualmente si adopera in numerosi corsi CAI (tra cui il corso di alpinismo in SEM) e diffondendo, a puro titolo di volontariato e in diversi ambiti, quelle nozioni di meteorologia che rappresentano la sua passione e sono alla base del suo attuale lavoro.
La meteorologia in montagna significa tutto, sostiene Max, perché ci consente di metterci al riparo da rischi inutili. In quest’ottica, l’opera di sensibilizzazione portata avanti da Umberto nelle sezioni CAI di Lombardia…e oltre, è veramente importante.
Quando subito dopo prende la parola Umberto, è un altro mondo che si presenta al pubblico, una persona davvero particolare e molto comunicativa (si capisce perché “gli viene bene” il lavoro di divulgazione…), che parla velocemente e contemporaneamente non smette di muoversi…sarà emozione, imbarazzo, timidezza o…semplicemente una grande carica di energia? Chi lo sa…ma è certo che Umberto per come si presenta a chi è seduto in platea risulta davvero qualcuno che “sa” comunicare. E lo fa in un modo superbo.
Fra i flash di luce del proiettore e l’ombra che si alternano sul viso di Umberto (che non cessa mai di muoversi), emergono rapidamente la grandezza e l’umanità che hanno fatto di lui una persona “da premiare”. Dalla sua auto-presentazione sono emerse con forza una grande cultura, la capacità di diffonderla e tanta disponibilità verso gli altri, “conditi”, e questo è il bello, da grande simpatia e comunicatività.
Una persona davvero speciale…
Chiude (in bellezza) il gruppo dei premiati il conosciutissimo Marco Confortola (guida alpina, maestro di  sci, soccorritore del Corpo Nazionale di soccorso alpino, scialpinista e salitore di ben 6 “ottomila”…).
La candidatura di Marco è stata presentata da Valeria Balocco la quale, non potendo essere presente, ha affidato alle capacità oratorie di Giacomo Galli la lettura di una lettera.
Una lettera appassionata, la sua, a cui Marco, accompagnato da tre ragazzi della Valfurva (uno dei quali un simpaticissimo “Down”) fa seguito con parole semplici, attraverso le quali illustra ai presenti la sua associazione “Lo sport è vita”.
Marco parla con passione di sport, dei giovani che sono il nostro futuro, dell’amore per la montagna…
Attraverso la sua iniziativa vuol far comprendere ai ragazzi che in montagna si sta bene anche se si fa fatica: non ci si deve lamentare per questo, perché posti belli come quelli in cui loro vivono dovrebbero essere anzi maggiormente valorizzati.
In un filmato che viene mostrato al pubblico abbiamo avuto occasione di conoscere un Confortola “inedito” il quale, attorniato da decine di ragazzi, dal video ci parla di montagne, di amore, di vita che la montagna può dare, aiutando i giovani ad allontanarsi da droga, alcool e incidenti.
Tutti ragazzi molto simpatici e sorridenti…grazie anche a te, Marco.
Dopo la presentazione dei candidati, Giacomo Galli recupera il suo ruolo di “mattatore” della serata presentando al pubblico Riky Felderer, fotografo e alpinista per passione, che assieme a Matteo Della Bordella, ha aperto l’anno scorso in Groenlandia una via di arrampicata dedicata a Marcello, dal nome davvero significativo : “Qui, nell’universo”. L’impresa in Groenlandia è valsa la vittoria del Premio Cassin 2009.
Riky ricorda Marcello, che ha conosciuto ai tempi dell’Università e con il quale ha arrampicato: di lui riferisce alcuni episodi divertenti, aneddoti scaturiti durante i loro interminabili viaggi in auto, in coda per tornare dai monti.
Divaga poi parlando anche della Val d’Ossola, ove sono state aperte vie attrezzate solo con soste e salite solo con uso di “friends” e non di “spit”, quindi non intaccando direttamente l’integrità della montagna.
Una iniziativa davvero insolita..
Ma è ora il momento delle premiazioni: Giacomo chiama sul palco tutti i candidati, assieme ai membri della Giuria presenti e all’artista che ha creato le opere che saranno consegnate a candidati e premiato. Una serie bellissima di acquerelli, che vengono illustrati ai presenti direttamente dall’autrice Mercedes Dall’Aglio.
Come nella migliore tradizione hollywoodiana, a questo punto viene designato il primo tra i premiati ovvero Umberto Pellegrini, per le meritorie iniziative di carattere scientifico, culturale e didattico in ambito alpinistico e soprattutto per l’instancabile opera svolta nel campo della meteorologia, fondamentale per la  revenzione degli infortuni in montagna.
Nicla Diomede, legge le motivazioni della vincita, ed assieme a Franco Meroni, papà di Marcello, consegna i premi a tutti i candidati perché tutti meritano di essere valorizzati come alpinisti, scienziati, divulgatori, ma anche e soprattutto come uomini.
Un altro, emozionante momento della serata.
Ma la festa non finisce qui: un vitalissimo Umberto Pellegrini (forse anche per l’emozione della vincita) ha proposto un divertentissimo “excursus” sulle vicende meteo degli ultimi 30 anni, sulla base delle quali si potrebbe desumere che:
(1) le previsioni del tempo sono da considerarsi affidabili al pari delle profezie dei più famosi veggenti, o delle teorie dei più eminenti filosofi;
(2) nel weekend il tempo sarà sempre brutto, e il lunedì invece magnifico.
Quindi, in conclusione: “..meteo come sublimazione divinatoria o sunto di scienze esatte..?
Difficilissima, ovviamente, la risposta a questa domanda…
Il discorso un po’ “strampalato”, ma scientificamente inconfutabile e ricco di senso, fatto da Umberto a conclusione serata ci ha permesso quasi di “rivivere” un Marcello scienziato ma anche “goliardo” (pare che molto di quanto detto scherzosamente da Umberto fosse tratto da una e-mail esilarante di Marcello), lui stesso vittima delle angherie del tempo atmosferico, nonostante il supporto di una scienza “quasi esatta” come la meteorologia…
Impagabili…tutti e due.
Degna conclusione di una serata emotivamente ricca ed intensa, il discorso a chiusura di papà Meroni, che per un attimo (lo aveva detto anche lui, sul palco) si è avvicinato con un abbraccio “virtuale” a Lenatti, per la comunanza in un doloroso destino…ma anche per la forza con cui lo si è affrontato: Giancarlo ha creato una fondazione per aiutare famiglie in difficoltà, Franco (Meroni) ha fatto nascere un premio per trovare persone “speciali”.
Senza ombra di dubbio, due “grandi”.
Un grande e caloroso applauso ha sancito, fra saluti ed auguri, la conclusione di una bellissima e indimenticabile serata…che però ha potuto veramente “chiudere i battenti” solo dopo che i presenti  anno finito di apprezzare il gustosissimo buffet che aspettava ospiti e partecipanti nel retro del Rosetum.
Un evento fantastico e da ripetere, davvero….per tutti i gusti!

Dolores De Felice